Diario di Una Single per Bene

Ieri ho avuto una conferenza, sono stata invitata per parlare di Donne. Io miss timidezza morivo all’idea di parlare in pubblico così nonna mi ha detto a telefono: “Vacci arrabbiata. Perché tu quando ti arrabbi sei tu”.

Arrabbiata? ho pensato tutto il giorno a questa cosa. Come sono io arrabbiata?

Non sono timida. Sono schietta, diretta e riesco a mettere di lato la parte di me emotiva. Sono sfidante e poco incline all’accondiscendenza. Dico quello che penso nel modo più crudo che conosco. Divento l’altro lato di me, quello indomabile che parlerebbe con suo padre e con il padre eterno allo stesso modo.

Allora ho capito… cosa volesse dire Nonna.

Sono arrivata lì con le migliori intenzioni se non fosse che davanti a me la fascia d’età superava la sessantina.

Sono rimasta un po’ perplessa. Cosa dire a Donne che hanno fatto la storia, anzi che sono parte di quella storia. Erano così belle, integre con le loro vite per metà già vissute. Profumavano di realizzazione, sugo e sbagli. Ed è lì che ho pensato a quella rabbia. Ed è uscita, parlando di altre donne ma pensando a me.

Io imprenditrice, che ogni giorno scrive e che poi fa passi indietro perché conosce quel sistema dove 2 foto o una parola di troppo riescono a togliere la serietà costruita. Dove fa progetti per donne ma ancora una volta smette di ruotare l’obiettivo su di sé e sta un passo indietro. Sempre a scegliere chi essere. Seria, combattente, ironica, superficiale, colta e incolta. Ho pensato che mi stessi ancora una volta adeguando al sistema.

Allora per un attimo mi sono immaginata lì, una signora per bene che dice ai giovani cosa fare, fingendo che ai suoi tempi si stava meglio. E mi sono terrorizzata. Non voglio fare parte di un sistema che dice alle donne di essere libere e poi decide che il suo blog personale è troppo.

Non lo voglio fare. Voglio essere libera di essere me, irruenta, per bene, dolce, egoista, vanitosa e alleata di altre con le altre donne. Voglio poter pubblicare foto stupide e parlare di cose importanti, ma voglio anche scrivere di casi umani, amore, libertà e gioco. Non voglio dover decidere l’esclusione del peso andando contro a quello in cui credo davvero.

Perché sono anche questa. Duplice. Voglio mostrare il mio corpo, ora, adesso. Senza dover per forza trattare temi come il body positivity. Perché è quello che ho adesso e mi permette di muovermi, mangiare, stare con gli amici, correre, sentire l’acqua sul mio corpo, nuotare e fare l’amore. E non voglio fare o scrivere di questo quando le rughe supereranno tutti i miei “se solo avessi potuto. Beata gioventù”.

Un giorno sarò la madre, la moglie di qualcuno, la nonna di qualcuno o sarò l’amministratore delegato o la casalinga. Chi lo sa. Ma adesso sono qui. Una trentenne (+3) single e in carriera e se devo togliere parti di me per far vedere la mia serietà, se devo rinunciare al mio essere meno blogger, meno Vanessa, allora sto sbagliando. Se mi devo rimpicciolire per far sentire un uomo sicuro accanto a me, allora sto di nuovo sbagliando. E se penso che per togliere le etichette alle donne me ne devo mettere addosso una, sto sbagliando. Ancora una volta!

Ieri leggevo tante frasi come questa: Le donne intelligenti non si sono mai dovute spogliare per far vedere la propria intelligenza. Vero, verissimo. Ma le donne intelligenti non si devono nemmeno preoccupare che il loro corpo arrivi assieme ad essa.

Non fatevi dire chi essere.  Ci sono fili invisibili, figlie di un patriarcato e un matriarcato, che ancora resiste anche se meno evidente. Se ti rende felice, se è in linea con te, se sei tu a deciderlo niente è sbagliato.

Puoi essere chi decidi di essere.

Se ti è piaciuto il mio post condividilo