Cara Nonna, ti racconto perché sono single

Ricordi quando da bambina mi dicevi “Quando sarai grande?”. Ecco quel “quando” è arrivato. Sono grande.

Lo so che te ne accorgi quando metto il rossetto rosso e ti dico che per fare un figlio non c’è bisogno che io sia sposata. Lo so che in quel momento (mentre io me la rido) tu fai conti con l’anno 2021. Ma fidati Cara nonna che non sei l’unica a farli, li faccio io e tutte quelle nelle mie condizioni.

Comunque, tornando a noi, Cara nonna credo che io e te dobbiamo parlare. Ricordi tutte quelle storielle su “Quando avrai casa tua, figli tuoi, marito tuo”, io ho imparato tutto da quei discorsi. Come essere un giorno una brava moglie, brava madre, brava casalinga, insomma brava. Ho imparato e (in parte per un certo periodo della mia vita) pensato di mettere in pratica. Ma poi mi sono accorta che ero brava anche in altro. Ero brava a lavoro, ero brava a studiare, ero brava sui tacchi (vabbè sì, qui sto un tantino esagerando) insomma mi sono accorta che quel brava racchiudeva tante me (e non solo). Ora ti spiego perché io sono single. Oltre la mia indole da Jennifer Lopez in “Wedding Planner” ovvero amo l’amore ma sono pronta a scappare alla prima uscita di sicurezza. Il reale motivo è che mentre tu (tu in senso metaforico ovviamente) e la vostra generazione, quella prima e quella dopo, eravate pronte a sfornare brave ragazze il mondo andava avanti. L’emancipazione femminile si scontrava a volte con i vostri stessi ideali e questo creava grande confusione.
Le donne per ottenere qualcosa (diritti) si spogliavano. Così come oggi ti dà fastidio la pubblicità degli assorbenti. L’idea dietro è uguale: rompere le righe. E le abbiamo rotte. Siamo state tutte brave. È per questo che mentre noi donne eravamo impegnate in questo, il mondo degli uomini guardava il processo da una vetrina. Indisturbato e al sicuro. Il loro mondo non è avanzato. Tranne la loro impresa sui peli, quella sì. Sai quanti ragazzi depilati ci sono in giro?? No, non lo sai…non puoi saperlo.

Comunque, tornando a noi. Gli uomini questo processo non l’hanno vissuto. Abbiamo indebolito il “sesso forte”, così tanto che la situazione si è ribaltata a limite del ridicolo (a volte). Sono single perché da preda sono diventata cacciatrice, io come tutte le donne (chi sostiene il contrario mente). Pubblichiamo foto ostentando le nostre bellezze (e non solo), mandiamo msg per prime, decidiamo dove, quando e perché. Ci facciamo aspettative. Questo perché ci viene naturale. Abbiamo rivendicato un nostro diritto senza però far capire la bellezza dell’essere spalla. La bellezza dell’essere pari ad un uomo. La bellezza di essere la donna “di” un uomo (NB. Le virgolette, no un di di possessione, ma un di” come legame voluto da entrambi).

Abbiamo scavalcato quel meccanismo della jungla maschio/femmine che ancora sussiste nel regno animale. Spesso questo scalvare è stato celato dietro “Avete voluto la parità dei diritti”. Sono single nonna, perché vivo nell’era 2.0! Dove il massimo del corteggiamento è un like, un cuore e nelle migliori delle ipotesi un Direct. Dove la linea sottile tra il corteggiamento e lo stalking è sottile (giuro). Sono single perché l’idea di confondere Marco con Angelo, Davide con Marco mi fa rabbrividire, ma a volte succede. Idem dall’altro lato. Perché c’è traffico e nessuno che fa la differenza. Perché tutti occupano spazio nelle conoscenze ma nessuno prende posto.

Sono single perché gli uomini di oggi sono spaventati da quelle come me, che parlano quando devono parlare e tacciono quando devono (ok, forse quest’ultima parte mi riesce meno). Perché le vogliono addomesticabili e buone, ed io non lo sono. Me ne accorgo perché quel “hai una testa” non viene detto sempre come un complimento. Sono single perché uscire con qualcuno è diventato una vera impresa. Far capire che hai una vita, che hai dei valori, che hai te. E che puoi far spazio ma non puoi togliere cose in questo. È difficile perché la società ha creato uomini che si comportano da femmine. Vogliono il corteggiamento, vogliono sentirsi belli e vogliono tutto questo (e altro) quando dicono loro. Vogliono la donna, sognano la puttana e ambiscono alla moglie.

Tutto questo senza che essi siano veri uomini e noi vere donne. Noi ci rimpiccioliamo (capita) senza dare la giusta dignità ad un uomo. Lo trattiamo da donna alle volte. È complicato da spiegare. Ma in sostanza, noi abbiamo acquisito tanti diritti, ma abbiamo perso quello di essere donna. Sai quando mi racconti che nonno ti ha “rubato” un bacio?? No. Qui (a parte rari casi) non rubano, qui sanno che “ci si aspetta da una donna”. Qui si aspettano tutto. Vedi quando il mondo è cambiato? Qui non sono cacciatori, qui fanno le prede e nelle peggiori delle ipotesi i cacciatori morti stecchiti.

Nessuno sorprende, non ci sono più abituati. Abbiamo perso l’arte di essere donne. Farci corteggiare, farci desiderare, farci conoscere davvero. Parlo con le altre donne, e mi rendo conto che non li facciamo faticare. Rendiamo tutto facile. E quando (perché è carattere e ci viene naturale) facciamo le difficili, siamo antipatiche e stronze. Ce la tiriamo. Gli incontri, come dici tu, oggi sono più brevi di un caffè al bar, basta poco per capire se uno/una fa per te, dentro o fuori. Se non va, si va oltre. Qualcuno che chiede di fare qualcosa insieme o quando a chiedere sei tu, ti guardano come se stessi chiedendo la luna o la sfera di Dragonball. (Ricordi Dragonball lo guardavo sempre, nonna). Perché sei pazza ad immaginare di andare da qualche parte con qualcuno per conoscerlo. Cioè dai. Non puoi comprare a scatola chiusa come quando acquisti su SHEIN??. Però no, nonna a volte capita che ti chiedono di fare qualcosa insieme. Soprattutto se è estate e ci sn 40° all’ombra. Che ne sanno le donne che indossano una prima taglia ( su questo mi devo ancora informare). Ma per me questo è.

La mia generazione è brava in questo. Non c’è il tempo. Non c’è il “vediamo” c’è la classica e unica domanda: “Cosa cerchi?” perché dai, chi non si sveglia la mattina e dice “cosa cerco oggi?” come se fosse la cosa più normale del mondo. Non c’è il viversi, c’è il prendere o lasciare. Ed io nonna lascio sempre, a volte vengo pure lasciata (tranquilla poi passa). Come tutte le cose della vita. C’è il valzer della distanza dove un sms è troppo poco, 2 sono tanti, quante principesse nel castello cantava qualcuno. E forse sì di principesse nonna ce ne sono tante. Ed è per questo che preferisco costruirmi un castello degno di una regina. Perché io una cosa l’ho capita, in anni di singlelitudine, non spetta a me cambiare un uomo. Ma spetta a me comportarmi da regina in attesa (si fa per dire eh) del mio re.

E poi nonna, infine la questione è molto più semplice di tutto quello che ho scritto sopra: “Non è ancora scattata la scintilla che accende l’amore”.

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