Barbie: Svegliarsi dal Sogno Rosa e Riflettere sul Femminismo.

L’ho fatto, sono andata a vedere il tanto e acclamato film di cui tutti parlano ,Barbie.

Sono andata senza essere accompagnata dal cinismo che mi contraddistingue, senza aspettative ma soprattutto senza indossare il colore rosa.

Credo a poche cose ma ci credo fino in fondo!

Appena entrata in sala era chiaro che lo stesso discorso al contrario vale per gli altri… ragazzine, donne, uomini indossavano il rosa. Marketing nostalgico?! Chiamiamolo così, eppure un sorriso me l’hanno strappato. In fondo è in proprio in queste occasioni che l’eco della tua età si fa sentire in sottofondo, a ritmo di Barbie Girl, a ricordarci che noi nati prima, durante e negli anni ’90 meritiamo un Nobel per la pace mentale che abbiamo mantenuto nonostante tutti i cambiamenti, grandi e piccoli, che si sono susseguiti in ogni emisfero del mondo.

Ma torniamo al film: Barbie. Mi è piaciuto?

Sì, abbastanza. Non pensavo ma mi sono ricreduta. Premesso che non è un filmone, né qualcosa che reputo imperdibile da vedere. Penso che ci siano film più formativi, più incisivi e più appropriati per trattare questi argomenti, femminismo compreso. Però mi sono chiesta il motivo del suo tanto successo, ora vi dico:

Premesso che 150 miliardi di investimento marketing contro 145 per la produzione, non è roba da niente. Se accompagniamo tutto questo da una buona strategia di marketing (la produzione ha preso accordi con tantissimi brand per produrre intere collezioni tema Barbie) e aggiungiamo la curiosità suscitata, è chiaro che le premesse c’erano tutte. Allora perché tanto clamore?

Schiaffo.

Se le principesse Disney si svegliano dal sogno con il famoso bacio, è chiaro che la principessa odierna ha bisogno di qualcosa di più strong per svegliarsi da sonno in cui è caduta.

Ci siamo svegliate (forse) un po’ tutte davanti a certe scene, a certe frasi a certe tematiche buttate lì in modo sottile quasi ad essere una sorta di codice segreto: tu mi capisci, io ti capisco, noi ci capiamo.

Eccetto loro, gli uomini. Che forse non hanno percepito ciò che si nasconde dietro a questo film che ad impatto sembra quasi un comico cliché ridicolo del mondo femminile.

C’è lei, Barbie, una sexy bionda perfetta che si sveglia in mondo perfetto fatto di altrettante creature perfette, che ad un tratto inizia a non essere più perfetta. L’idea inconscia e mai provata della morte le “piomba” figuratamente e poi nella narrazione nella vita reale di noi imperfetti umani.

Eppure, la morte è colei che imperfetta rende tutti perfettamente umani, capaci di deliri, follie, insonni e paure. D‘altronde la morte è la fine di tutti ed è il luogo in cui tutti siamo pari. Non c’è bellezza, non c’è ricchezza, non c’è desiderio che ferma la morte. Di fronte ad essa siamo tutti perfettamente idonei (Sì qui toccare ferro è consigliato, non si sa mai). Detto questo, il tema della morte viene accennato ma non approfondito, un po’ come tanti altri temi. C’è Barbie che incontra il suo “alter ego” chiamiamolo così che è colei che ha influenzato i pensieri e le angosce di Barbie, eppure anche qui i temi vengono appena accennati e di temi ce ne sono tanti:

C’è una donna, madre che inizia a disegnare strane angoscianti creature barbie, eppure non se ne spiega il motivo. Matrimonio andato male? Lavoro infelice? Pessima madre? Salute? Parrucchiere ha sbagliato colore di capelli? Non si sa. Quasi sul finale c’è un accenno ai gusti un po’ dark della donna fin dall’adolescenza. Stop. Un altro tema è il rapporto tra la donna e sua figlia che non si capisce se sia conflittuale o meno, sta lì da contorno. Insomma, c’è un filo che lega la donna alla sua vita ma non viene comunicato. C’è un filo che lega Barbie a questa donna ma non viene comunicato. Quello che viene comunicato è quel filo sottile di femminismo, che a parer mio è più matriarcato, che alla fine ruota sull’essere perfetti.

Barbie è Barbie e desidera essere perfetta, più volte evidenzia di come lei sia lo stereotipo per GLI ALTRI. Ecco, un altro tema non pervenuto. Barbie vuole essere perfetta per gli altri ma non si sente perfetta. Non è nel film, una bionda senza materia grigia, è una bionda che prende quasi coscienza del suo stare al mondo.

Paladina delle donne? Ci andrei piano. Il suo prendere coscienza oltre alla visione della donna oggi in un mondo maschilista figlio del patriarcato, è reso dal dialogo con la giovane donna che in un breve monologo le ricorda quanto sia difficile essere donna OGGI. Da qui Barbie si “sveglia” e lotta per far tornare il mondo perfetto a come lei e gli altri lo riconoscono.

C’è una frase che mi ha colpito (tante in verità, ma ne riporto una) “Vorrei che le cose restassero esattamente come sono” ed è una delle frasi che più mi spaventa perché dove non c’è cambiamento, non c’è crescita. Perché, se le cose sono in un modo non è detto che quel modo sia quello giusto. Perché dire che Barbie sia un film femminista e non attenzionare questa frase è un grande rischio per noi femmine, per noi società, per noi umani (uomini e donne).

Uomini e donne. Altro tema cruciale. Qui ammetto di aver riso davvero perché per me KEN non è mai stato l’uomo di Barbie, il fidanzato di Barbie.  Ken era un Barbie maschio, con cui non giocavo e che mettevo di lato perché non  serviva. (PS. So cosa state pensando…  Che i miei problemi da donna single – Wonder woman che non ha bisogno di testosterone siano iniziati allora?! Non saprei). Comunque dicevo Ken era di contorno, i maschi no, all’epoca nella mia testa. Per me erano cose distinte. Oggi invece guardavo Ken e mi venivano tanti esemplari conosciuti. Miei, di amiche, di amiche di amiche. Uomini senza iniziativa, senza aspirazione, senza voglia di corteggiare o di costruire. Prime donne confusi da un mondo che è cambiato senza avvisare. Ovviamente gli uomini non sono tutti così (per fortuna) ma mi rincuora dire che lo sono più di quello che immaginavo. Ma la colpa è nostra. Così come nel film, così come nella realtà.

Abbiamo tolto agli uomini il loro diritto di essere uomini. Li abbiamo sostituiti invece di affiancarli o superarli. Nel film c’è tutta una “lotta” di potere fra l’uomo e la donna. Chi deve governare cosa. La sopraffazione è palese e rimarcata più volte. Anche questo è femminismo?

Non credo. Somiglia più ad una lotta fra bambini per il ciuccio. Prima a te, poi a me, poi di nuovo a te. È questo che vogliamo (se di femminismo parliamo) portare sul tavolo della giustizia? Credo di no.

Ci sono diversi temi velati come la dipendenza affettiva o la violenza sulle donne, accennati da “Non sono niente senza di te” detto da Ken sul precipizio di un terrazzo che ricorda molto i fatti di cronaca in cui un uomo, non accetta la fine della relazione. Ci sono vari temi che smuovono tanti altri temi di cui non se ne discute abbastanza.

Io da Donna non voglio che mia figlia un giorno non rispetti più l’uomo. Non voglio che mia figlia un giorno veda in un uomo un pupazzo da trascinare alle cene con i parenti o da mostrare alle amiche insieme alle sue belle macchinone. Non voglio che mia figlia si ricordi di “KEN” solo quanto pensa a diventar madre. Voglio che mia figlia sia complice, compagna e amica. Perché il mondo è fatto da uomini e donne, due entità DIVERSE, com’è giusto che sia, ma con stessi diritti, doveri e opportunità in una società.

Non ho amato questa cosa di Barbie, ma ho amato e quasi provato tenerezza nel vedere come a noi donne manca l’esternazione della nostra energia femminile di cui siamo dotate. Perché Barbie è quella che si cura, che si trucca, che parla di moda, che fa la maestra, la mamma, la stilista, la giornalista. Barbie non si fa problemi ad indossare un vestito luccicante o ore in vasca da bagno fra creme e cremine. Non chiede scusa del suo tempo e del suo essere così. Ma lo fa per SÉ STESSA.

Voi direte ma tante donne lo fanno oggi. Vero. Ma siamo sicure che lo facciano solo per sé stesse?o si vedono ancora attraverso uno sguardo maschile e della società?

Questo dipende da donna e donna è vero. Ma in linea di massima vi posso assicurare che molte donne se non avessero preconcetti, congetture, idee canalizzate su come dovrebbe essere una donna e su come si dovrebbe comportare una donna sarebbe differente. Non migliore, non peggiore, ma differente.

Inoltre, Barbie non chiede scusa per esser madre. Non chiede un premio per essere madre. Barbie fa la madre. Punto. Perché è quello che vuole. Ed è bello che oggi le donne sanno che possono fare altro nella vita. Ma è anche bello ricordare loro che non le rende più femministe non farlo. Non le rende meno donne e più madri se vogliono fare quello. Così come prendersi cura della casa, delle persone a cui vogliamo bene non ci rende meno femministe, emancipate o indipendenti. Possiamo essere tutto ciò che vogliamo.

C’è una cosa in cui la Mattel è stata brava ed è quella di aver pensato per le donne di oggi. E lo dico, da una che aveva le Barbie, le chiedeva eppure non si è mai rivista in una Barbie. La mia Barbie (unica ancora superstite) era mora, aveva gli occhi chiari e il massimo che faceva era ballare. Indossava un vestito bianco, viola e rosa, aveva un nome che amavo e portava con sé un tamburello che a me ricordava quello siciliano. Ed era scalza. Esmeralda.

La mia Barbie è stata tante cose: ballerina, cantante, maestra, madre, autista, atleta ma non ha mai avuto bisogno dell’approvazione del mondo bastava che io credessi che lei fosse in grado di poterlo fare.

Mi piace pensare che dietro la mania Barbie in realtà ci sia questo!

Vanessa

Se ti è piaciuto il mio post condividilo